Venerdì Santo
Venerdì Santo, mi siedo per rispondere ai messaggi di auguri che ho ricevuto.
Scrivo davanti a una finestra spalancata allo splendore della primavera sul lago, la stessa che da molti anni non riuscivo a godere, neppure a vedere. Riconosco l’enorme privilegio di vivere in mezzo a un bosco, dove sembra non essere ancora perduta la misura che fa di un essere umano solo una piccola parte di ciò che lo circonda. L’anima è lacerata tra la preoccupazione e il dolore inevitabili, da un lato, e la constatazione di tutta questa bellezza che vive nonostante tutto, nonostante noi chiusi nelle nostre gabbie.
Siamo entrati nei giorni di Pasqua. La Pasqua più strana, forse anche la più dura che mi sia capitato di vivere.
Non vedo i miei figli da oltre un mese e mezzo, chissà quando potrò rivedere i miei fratelli e le loro famiglie. Non conosco nessuno che non abbia perso un amico, o una persona cara, un conoscente, un vicino spazzati via dall’epidemia.
Sono spaventata da quanto di orribile noi umani sapremo cavar fuori da questa vicenda così dura, le immagini della quale credo resteranno e contribuiranno a costituire nuovi simboli, frammenti di nuovi miti che guideranno le nostre esistenze (i camion di Bergamo, i corpi abbandonati per strada in Ecuador, le bocche aperte dei vecchi alla Baggina che muoiono cercando aria mi tormentano). I fiori che sbocciano al sole, implacabilmente belli, le acque del lago increspate dalla brezza di aprile, le voci di altre creature finalmente udibili nel nostro silenzio mi consolano e mi aiutano a ridimensionare la nostra presunta (onni)potenza, e per fortuna anche il nostro essere capaci di orrore. Siamo, in fondo, molto più piccoli di quanto crediamo, come il virus che vorrebbe abitare in noi per proliferare. E, come lui, siamo pericolosissimi. E lo siamo prima di tutto per noi stessi: tutto il resto o quasi, lo sappiamo da tempo, se la caverebbe – se la caverà – benissimo anche senza di noi.
Alcuni dei miti che conoscevamo sembrano al crollo, forse molti tra quelli che subivamo senza avere la forza di trasformarli: altri nasceranno e dovranno trovare nuove parole, nuove immagini, generare nuove consuetudini. C’è un sentimento strano ad accompagnare la consapevolezza di essere spettatori di qualcosa che (già lo intuiamo) sarà enorme, ancora più di quanto non si sia visto fino ad ora. Come se avessimo il doloroso privilegio di assistere in prima persona, anzi: di essere parte, in prima persona, di eventi giganteschi. Tanto grandi da stritolare ogni storia.
Forse davvero niente sarà più come prima.
Tanti sono i motivi per riflettere, per mettere in discussione il modo assurdamente veloce di vivere al quale eravamo approdati, al quale non riuscivamo più a sfuggire. La tragedia che stiamo vivendo, ci ha forse fornito, con una brutalità inattesa, la possibilità concreta di approdare a quello che credevamo di cercare in mille esperienze diverse: un tempo diverso per vivere. Ci siamo fermati tutti, fatichiamo a stare nelle gabbie delle nostre case, la nostra economia risentirà di questo arresto drammatico, ma fuori il mondo riesplode nella primavera di sempre, proprio quella che non riuscivamo più a godere e nemmeno a vedere, intrappolati come eravamo nei tempi stritolanti della nostra consuetudine. Ora siamo intrappolati in un luogo, la nostra casa, e forse saremo anche costretti a un’altra grave limitazione, dovuta all’inevitabile crisi economica che seguirà questa pandemia. Eppure, mai come quest’anno, il senso di Pasqua (passaggio, resurrezione, rinascita) ci si presenta vivo e forte. Necessario.
Spero che stiate tutti bene, voi e le persone che vi sono care: e per la prima volta queste semplici parole (“spero che stiate tutti bene”) tornano a una vitalità, una pregnanza, una forza di significato che avevo dimenticato.
A tutti voi mando la mia gratitudine per tutto il lavoro che abbiamo realizzato insieme finora. E anche gli auguri più sentiti perché questo tempo strano vi porti al passaggio, alla rinascita, alla resurrezione… insomma al nuovo modo di vivere che attendete e che pensate giusto per voi.
Buona Pasqua